Docenti e Ata: Anief chiede 300 euro al mese di indennità per pericolo Covid.
Docenti e Ata: Anief chiede 300 euro al mese di indennità per pericolo Covid.
L’emergenza Coronavirus ha posto la scuola al centro degli interessi del Paese: i docenti, che durante il periodo del lockdown, si sono mostrati attaccati agli alunni e alla professione, ora continuano a ricevere dall’opinione pubblica quella autorevolezza dei tempi passati.
Lo Stato, tuttavia, continua a riconoscere loro stipendi divorati dall’inflazione, sotto di 9 mila euro rispetto alle media europea e legati ad un contratto scaduto ormai da due anni.
Secondo il presidente nazionale , “a rendere ancora di più insufficienti ed ingiusti i compensi del corpo insegnante, ma vale anche per il personale Ata ed educativo, è il fatto che si è tornati da qualche giorno a scuola sottoponendosi quotidianamente a rischio Covid19, quindi a minacce per la salute non indifferenti.
Perché, vale la pena ricordarlo, quello del docente è un lavoro relazionale, che ogni giorno prevede lo scambio ravvicinato di contatti con decine di alunni.
In questo contesto diventa pertinente il conferimento di una indennità di rischio.
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Docenti e Ata: Anief chiede 300 euro al mese di indennità per pericolo Covid.
Assegnare un forfait di 10 euro al giorno a del personale che si sottopone a stress non indifferenti, a contatto con tanti alunni, all’interno di edifici che nella metà dei casi sono stati costruiti prima del 1971, oggi in alto numero fatiscenti ed in perenne ristrutturazione, è il minimo che lo Stato possa fare”.
SOLDI IN ARRIVO
Non bisogna pensare che conferire una indennità di rischio a docenti e tutto il personale della scuola sia un’ utopia.
Anche perché per una volta il problema di soldi non sussisterebbe.
Orizzonte scuola scrive: “Le risorse economiche ci sono, vista la quantità di miliardi che arriveranno presto dall’Europa.
Si tratta di indennità che comunemente vengono riconosciute a certe tipologie di personale per il quale sussiste quella che viene definita come una presunzione rilevante di rischio.
Spetta in sostanza per quelle prestazioni di lavoro che comportino continua e diretta esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l’integrità personale del lavoratore, ciò indipendentemente dalla quella che potrebbe essere la categoria o il profilo professionale di appartenenza”.
IL RISCHIO BIOLOGICO
Anche l’ INAIL nel suo documento ‘Il rischio biologico nei luoghi di lavoro.
Schede tecnico-informative.
Milano: INAIL, 2011’ dice che “le scuole sono annoverate tra i cosiddetti “ambienti indoor” (ambienti confinati di vita e di lavoro).
In esse si svolgono sia attività didattiche in aula, in palestra, e/o in laboratorio, sia attività amministrative.
Per il rischio biologico, un’attenzione particolare meritano gli istituti che hanno indirizzi particolari quali quello microbiologico o agrario.
In tali scuole, infatti, spesso vengono svolte attività in laboratorio che richiedono il contatto con colture microbiologiche o esercitazioni nel settore agricolo e zootecnico”.
ANCHE LA SCUOLA VI RIENTRA
L’inquadramento, però, nel rischio biologico è molto più ampio.
Per il tipo di attività svolta, continua l’INAIL nel suo documento, il rischio biologico nelle scuole si lega anche alla presenza di chi vi studia o lavora, come insegnanti, studenti, operatori e collaboratori scolastici ed è principalmente di natura infettiva.
A questo si aggrega anche il rischio di contrarre parassitosi, come pediculosi e scabbia e il rischio allergico .
COSA DICE IL TESTO UNICO
Nel Testo Unico riguardo la sicurezza sul lavoro sono contenuti i principali riferimenti legislativi vigenti sulla prevenzione e protezione del rischio biologico nei luoghi di lavoro: l’articolo 267 del D. Lgvo 81/2008 definisce cosa si intenda per agente biologico, microrganismo e coltura cellulare.
Ma dall’articolo 268, dedicato alla classificazione degli agenti biologici, si evince che è “innegabile che il rischio biologico per il personale scolastico sussiste”.
MAGISTRATI D’ACCORDO
Anche i magistrati si sono espressi a favore.
La Corte dei Conti Sicilia sez. giurisdiz., 16/04/2020, n. 157 ha detto che “il riconoscimento come trattamento accessorio dell’indennità di videoterminale nella contrattazione integrativa successiva al 2012 si pone in contrasto coi principi dell’ordinamento e della contrattazione collettiva nazionale, poiché le indennità di rischio possono essere attribuite solo in presenza di quelle situazioni/prestazioni lavorative, individuate in sede di contrattazione decentrata integrativa, che comportino una specifica, continua e diretta esposizione a rischi pregiudizievoli per la salute e l’integrità personale”.
Docenti e Ata: Anief chiede 300 euro al mese di indennità per pericolo Covid.
In più, secondo la Cassazione civile sezione lavoro Ord., 07/06/2018, n. 14836 (rv. 648998-01), l’indennità di rischio tocca automaticamente e nella forma più alta, unitamente alle connesse provvidenze del congedo biologico, della sorveglianza sanitaria e delle visite periodiche di controllo, al personale per cui esiste una presunzione assoluta di esposizione a rischio, relativo alle funzioni connesse alla qualifica rivestita.
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SERVE UNA LEGGE O UN NUOVO CCNL
Continua dicendo Orizzonte Scuola: “Dunque, l’indennità di rischio biologico, che non è un rischio meramente generico, ma sarebbe opportuna riconoscerla al personale scolastico intero.
La rivista online conclude poi scrivendo: “Si potrebbe anche più in generale ragionare sull’indennità di rischio professionale per il personale scolastico.
Insomma, il lavoro nelle scuole è a rischio, i pericoli ci sono ed è giusto tutelare anche con un riconoscimento economico il personale scolastico che, non fa mai male ricordarlo, hanno gli stipendi più “indecenti” d’Europa per il lavoro svolto.
E l’autorevolezza passa anche dal riconoscimento economico”.
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